AUTO EURO 7, L’ITALIA GUIDA IL FRONTE DEL NO

L’Italia è pronta a dire no alla proposta di introduzione dell’Europa delle auto Euro 7 a partire da luglio 2025: il Belpaese, infatti, ha inviato – insieme ad altri 7 paesi – un documento alla Commissione europea in cui si dice contraria all’introduzione del nuovo regolamento sulle emissioni di auto e furgoni.

Un no deciso da parte dell’Italia all’introduzione del nuovo regolamento Euro 7 per le auto e i furgoni che l’Europa vorrebbe inserire a partire dal 2025: secondo il nostro paese, e altri 7 tra cui la Francia e la Polonia che insieme hanno firmato un documento congiunto inviato alla Commissione europea in cui si dicono contrari all’introduzione del nuovo regolamento, la norme volute dall’Europa sono semplicemente “irreali” e rischiano di avere degli effetti negativi sugli investimenti nel settore, già impegnato nella transizione verso l’elettrico.

L’Italia dice no ai nuovi standard europei sulle emissioni

Una presa di posizione piuttosto netta quella dell’Italia e degli altri 7 paesi, tutti compatti nel dire no ai nuovi standard che l’Europa vorrebbe introdurre a partire dal 2025 per cercare di ridurre ulteriormente la soglia di emissioni prodotte dai veicoli avvicinandosi sempre più a quella neutralità carbonica del 2035 che già è stata oggetto di scontro tra gli stati dell’Unione.

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Un fronte compatto quello del no ai nuovi standard che arrivano in un momento non certo facile per il settore automobilistico, impegnato da una parte verso una transizione ecologica che procede a rilento, e dall’altra costretto a fare i conti con la crisi dei microchip e l’aumento dei costi delle materie prime che, di conseguenza, si riflette anche sulla produzione automobilistica.

Tra gli otto governi che hanno sottoscritto un documento critico ci sono quelli dei Paesi dell’Est (Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Romania e Ungheria), ma soprattutto c’è la Francia, che rappresenta un alleato di peso per l’Italia nonché uno dei paesi che può vantare colossi dell’industria automobilistica come Renault o Peugeot, solo per citarne due.

Non c’è invece la Germania, il cui ministro dei Trasporti Volker Wissing è molto attento alle sensibilità dell’industria dell’automotive. Sul mancato sostegno tedesco ci sono due diverse interpretazioni: da un lato, infatti, il governo guidato da Olaf Scholz, non ha una posizione unitaria sul tema mentre dall’altro, alla luce dello scandalo Dieselgate, è probabile che Berlino abbia preferito non esporsi pubblicamente su una questione ancora molto “calda” come i nuovi standard europei sulle emissioni.

Il nuovo regolamento riguarda anche le nuove auto che saranno immatricolate dopo il 2035, tanto che fissa dei paletti per le emissioni di freni e pneumatici e stabilisce una durata massima per le batterie nel caso delle auto elettriche. Ma nel documento inviato all’esecutivo Ue, gli otto governi contrari dicono di “opporsi a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas di scarico (compresi nuovi requisiti di test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni”.

Una decisione che non ha trovato l’appoggio dei governi firmatari del documento inviato alla Commissione tanto da considerare “tutt’altro che realistiche le tempistiche” stabilite dalla proposta di regolamento che prevede l’entrata in vigore dal 1° luglio 2025 per le auto e i furgoni e 1° luglio 2027 per i veicoli pesanti.

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